LA PANDEMIA CI HA SBALZATO IN UN TERRITORIO PER MOLTI VERSI INESPLORATO. NOI VOGLIAMO DARE AGLI IMPRENDITORI GLI STRUMENTI PER ORIENTARSI.

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Intervista al prof. Francesco Zen, Responsabile scientifico dei corsi di S.Pa.D.A. Confapi

Promuovere la cultura manageriale e incrementare la capacità di innovazione delle piccole imprese. È da sempre l’obiettivo di S.Pa.D.A., ma lo è ancor di più oggi, in un mondo totalmente ridefinito dalla pandemia. Da qui prende spunto l’intervista al professor Francesco Zen, docente di Economia degli intermediari finanziari al Bo, nonché Responsabile scientifico del progetto Regionale di educazione finanziaria “Il Futuro Conta”, promosso dal Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno” dell’Università di Padova in collaborazione con Confapi.

Professore, il titolo del progetto al centro del primo semestre formativo di S.Pa.D.A. è “Imprenditorialità e strategia aziendale per la piccola e media impresa”. Partiamo da qui.

«In realtà c’è una premessa da fare: “pensavamo di vivere in un mondo conosciuto e senza segreti, che aveva saputo uscire dalla crisi vissuta nel 2008 entrando in una nuova dimensione. Un mondo in continua crescita, che seguiva traiettorie prevedibili, in cui le condizioni finanziarie delle imprese erano in miglioramento e in cui lo stesso sistema bancario bene o male si era rimesso in regola ed era in grado di garantire i dovuti finanziamenti».

E poi è scoppiata la pandemia…

«Proprio così. E ha imposto un taglio netto con tutto quel complesso di credenze che ritenevamo consolidate. A questo punto ci sarebbe da aprire un’ulteriore parentesi, perché tra gli economisti si discute sull’ipotesi che quello che stiamo vivendo sia l’inizio di un nuovo ciclo economico o la coda di quello vecchio».

Lei da che parte sta?

«Ritengo che quella che stiamo attraversando sia una fase totalmente nuova, come attestano vari segnali. I tassi di interesse a zero, ad esempio, sono una novità di portata enorme. Lo è la rottura delle catene globali del valore, per cui oggi le distanze sono tornate a rappresentare un rischio per le nostre imprese e ha preso repentinamente corpo il reshoring industriale, vale a dire il ritorno della manodopera e della produzione nei paesi d’origine, fenomeno già tracciato dall’intervento tenuto di fronte agli imprenditori di S.Pa.D.A. Confapi da Alessandro Ermolli. Di conseguenza è diventato necessario ricorrere a catene di fornitura - le cosiddette supply chain - alternative. Sono solo alcuni temi tra i molti che si potrebbero enunciare. Quello che è evidente è che tutto ciò richiede flessibilità e la capacità da parte degli imprenditori di dare risposte rapide a problemi concreti».

E qui si inserisce il ciclo formativo della business school di Confapi Padova, è così?

«Esattamente. Il punto è che bisogna dotarsi di leve strategiche e operative in grado di intercettare i cambiamenti. Alla base del progetto c’è questo presupposto: fornire agli imprenditori un cruscotto aziendale che consenta di gestire la propria attività uscendo dalle logiche del passato, imparando a cogliere i segnali che arrivano da un contesto nazionale e internazionale diverso da quello a cui erano abituati. La pandemia ci ha sbalzato in un territorio per certi versi inesplorato, noi proviamo a fornire gli strumenti per orientarsi».

In quest’ottica, come avete deciso di strutturare i quattro percorsi formativi proposti?

«Come dice il titolo del primo percorso è necessario “prepararsi al futuro”, ma per riuscirci occorre prima conoscere la propria impresa e avere chiari i modelli di analisi di business che devono fare da guida, imparando ad affrontare i rischi e i cambiamenti in atto con un piano strategico. Nel secondo percorso vedremo da vicino come redigere un piano industriale e come farlo in modo che “sostenibilità” e “transizione tecnologica” non siano solo vuote parole più o meno legate al marketing, ma diventino un fattore di successo nei nuovi contesti competitivi in cui muoversi. Attenzione, però: tutto l’insieme può reggere solo se l’azienda raggiunge e mantiene un suo equilibrio economico e finanziario. E qui siamo al terzo percorso, incentrato sulla gestione finanziaria, l’analisi dei suoi equilibri e l’elaborazione del business plan: fondamentale diventa dotarsi di strumenti che possano essere flessibili e che consentano di andare oltre la gestione meramente episodica degli imprevisti, entrando nel dna dell’impresa. A riguardo, credo che molto utile sarà anche fare riferimento al nuovo Codice della Crisi d’Impresa, una valida guida per la gestione finanziaria quotidiana. Nella costruzione della cabina di regia diventa infine necessario dotarsi di strumenti operativi costantemente aggiornati che contemplino anche il “Risk management”, al centro del quarto percorso formativo. E questo perché, per utilizzare un termine oggi “di moda”, ogni azienda deve elaborare un suo recovery plan. Sono queste le premesse alla base dei corsi di alto livello proposti. Vogliamo garantire il miglior percorso formativo, contribuendo alla crescita delle aziende e delle persone».

Diego Zilio - Ufficio Stampa Confapi Padova

 

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