DALLA TEORIA ALLE IMPLEMENTAZIONI PRATICHE: «COSÌ VOGLIAMO “CALARE” L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NELLA REALTÀ DELLE PMI»

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Il bilancio del responsabile scientifico Giovanni Landi al termine del corso organizzato da S.Pa.D.A. e Istituto EuropIA: «Ora via agli audit gratuiti nelle aziende».

 

Si è concluso, con successo, il corso organizzato da S.pa.D.A. - la business school di Confapi Padova, rivolta a imprenditori e manager - in collaborazione con l’Istituto EuropIA sul “Management dell’Intelligenza Artificiale nelle PMI”. Assieme al suo responsabile scientifico Giovanni Landi abbiamo fatto il punto sul percorso compiuto.

Quali sono le prime conclusioni che si possono ricavare da questa esperienza?

«Direi che innanzitutto c’è da registrare il forte interessamento che, malgrado alcuni luoghi comuni, le Pmi dimostrano nei confronti dell’IA e dei suoi possibili utilizzi nelle loro realtà. Lo scopo del corso era permettere agli imprenditori di familiarizzarsi con un gergo, delle tematiche e delle proposte che troppo spesso sono astruse perché pensate per grandi aziende strutturate, oppure sembrano richiedere competenze tecniche tipicamente non presenti in piccole strutture. Abbiamo voluto demistificare l’IA e democratizzarne l’accesso per quelle realtà che sono il 95% delle aziende del nostro Paese. Questa è una delle mission del nostro istituto e siamo molto lieti di aver fatto partire questa collaborazione con Confapi e S.Pa.D.A. per realizzarla».

Facciamo un passo indietro, per spiegarlo a chi non vi conoscesse: cosa fa l’Istituto EuropIA?

«Siamo una organizzazione non-profit che ha l’obiettivo di divulgare l’Intelligenza Artificiale a tutti i livelli della società, compreso ovviamente le Pmi. L’altro nostro asse di attività è l’organizzazione di convegni sul tema e la gestione del Festival di Cannes dell’Intelligenza Artificiale, la cui prossima edizione è prevista per il 9-11 febbraio 2023. Il corso fatto in collaborazione con Confapi e S.Pa.D.A. si inserisce all’interno del nostro Progetto PedagogIA, lanciato un anno fa circa».

Come funziona la collaborazione con Confapi?

«Direi molto bene, nel senso che ci siamo trovati subito d’accordo sulle esigenze delle Pmi e siamo rapidamente stati in grado di creare dei contenuti pedagogici adeguati, noi portando la nostra esperienze specifica di settore e Confapi portando le esperienze e il vissuto reale di aziende di vari settori ma tutte accomunate da una stessa richiesta di contenuti e spiegazioni riguardo a queste tecnologie, che, inutile negarlo, nei prossimi anni rivoluzioneranno completamente il modo di operare di tutti i comparti produttivi. Ma quello che ci ha veramente sedotto nell’approccio a Padova è la volontà di avere una iniziativa a tutto tondo per informare i propri associati; il corso fin dall’inizio è stato infatti concepito come qualcosa non di fine a sé ma inserito in un processo più ampio. Da questo punto di vista anche noi dell’Istituto abbiamo imparato qualcosa dal corso».

In che senso?

«Immediatamente dopo il corso faremo partire, insieme a partner selezionati dell’Istituto EuropIA, delle iniziative che devono trasformare la teoria del corso in implementazioni pratiche, pragmatiche e indirizzate alle Pmi. In questo modo quanto è stato appreso potrà rapidamente essere testato ed utilizzato per calare l’IA nelle aziende: per chi lo vorrà sarà possibile avere un audit gratuito che servirà a determinare se e come l’IA può essere utile in una determinata realtà aziendale, che ovviamente è diversa dalle altre per esigenze e caratteristiche. Poi potremo estendere questa pratica anche ad altri associati di Confapi che lo vorranno. Questo intendo dire quando parlo di apprendimento anche per noi dell’Istituto, perché vediamo come rapidamente si possa passare dalle parole ai fatti senza per questo seguire sirene di marketing anche troppo presenti in questo settore».

Un percorso guidato verso l’IA in un certo senso?

«Esattamente. Democratizzare l’IA non significa banalizzarla, anzi attenzione a chi vuol far credere di poterlo fare. Si tratta di tecnologie complesse, che devono essere avvicinate con il giusto livello di counseling per evitare investimenti senza ritorno oppure, è il rischio peggiore, quello che io chiamo l’effetto gadget, cioè il repentino innamoramento che però poi si rivela inconsistente. L’IA è caratterizzata da tanti fornitori che sono estremamente capaci da un punto di vista di marketing, che talvolta parlano dei loro prodotto come se fossero soluzioni magiche, ma non tutto quello che ha funzionato in un determinato caso va bene per gli altri. Gli esseri umani, e le aziende, sono ognuna diversi dagli altri, e il lavoro da fare è tanto se si vogliono ottenere dei risultati».

Come bisogna iniziare allora?

«Occorre partire dal principio che l’Intelligenza Artificiale non è una tecnologia che semplicemente si installa e che poi funziona. In questo senso l’IA non solo non è una tecnologia, ma non appartiene neanche all’ambito dell’informatica. Come abbiamo detto durante il corso, l’Intelligenza Artificiale è intelligente nella misura in cui è intelligente l’azienda che la utilizza, e questa parte del lavoro non la possono fare i fornitori di IA ma solo la PMI stessa che decide di utilizzarla».

 

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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